Mal d’Africa: ricetta per guarire
L’inizio
Questa “strana e particolare” malattia nasce spontaneamente dal cuore di chi passa anche poco tempo sul suolo africano, non solo di ritorno da una vacanza ma anche, come nel mio caso, di ritorno da un lavoro.
Nello specifico: qualche mese in Mozambico, tra la disperazione di una popolazione appena uscita da un devastante e sanguinario conflitto interno ma con una gran voglia di rinascere e ripartire, in una povertà difficile da comprendere da chi come me proviene da un Paese ricco ma in realtà molto povero, socialmente e culturalmente parlando.
Anche la mia posizione e le mie idee erano tutt’altra cosa, ingenue e vive solo di una realtà immaginaria ed ottusa fatta solo di racconti ed offuscate dalla verità che sono stato costretto a toccare con mano.
Atterrati con i miei commilitoni tra strati di spray anti zanzare e crema solare, cosa da pazzi, non immaginavamo minimamente che potesse essere freddo di notte, che ci fosse la brina, che ci fossero le nebbie al mattino.
Ora mi vien da ridere ma il nostro livello di cultura era preoccupante, cosa si andava a fare in quel posto dimenticato da Dio? Perché ci siamo spinti in questa avventura? Chi ce l’ha fatto fare?
Mille domande ed altrettante risposte, molte inutili.
Era semplicemente scritto, punto!
L’Africa mi aspettava chissà da quanto, si è presentata l’occasione ed è stato meraviglioso.
Cos’è il mal d’Africa
È un certo senso di mancanza.
Ma cosa mi manca che ho tutto? Cosa cerco?
Ancora domande e la ricerca di risposte, continue, pensieri che si ripetono, occhi lucidi al passaggio di un servizio televisivo o nella lettura di un articolo, nello sfogliare un libro o guardare e riguardare le foto di un viaggio.
È un richiamo irresistibile, anche il solo parlarne con amici, il raccontare attimi, impressioni, rivivere gli episodi.
Quando metto piede in terra africana la felicità mi riempie il corpo, ritrovo l’energia.
Siamo tutti più veri, ci si aiuta senza chiedere niente in cambio.
La natura elevata all’ennesima potenza, centinaia di chilometri ti separano dalla “civiltà” che volentieri faresti a meno pur di stare ancora una volta lì.
Come diceva Hemingway è nostalgia, la senti già quando te ne stai per andare.
Realtà
L’Africa vera non si trova nei grandi centri urbanizzati e moderni, la visione distorta trovata in molte metropoli nasconde una crudele realtà, che parte dalle prime periferie.
Povertà assoluta, delinquenza, degrado totale ed analfabetismo sono comuni.
Così come la corruzione, la smania di potere e le continue guerre tribali ricche d’odio e di violenza.
Una lotta alla sopravvivenza dove conta solo risolvere il presente.
La mortalità infantile è altissima, non meno quella legata alla diffusione in modo esponenziale di gravi malattie.
Ma è ancora…:
Le culture senza tempo rimaste ancora intatte, le antiche abitudine e tradizioni tramandate ai giovani;
La natura incontaminata ed i suoi colori, i profumi e gli odori così intensi;
Gli indimenticabili tramonti ed il cielo con le nuvole dal ventre piatto;
Il sole che scende in fretta e dopo aver infuocato il cielo, lascia il posto alla nera notte;
La notte buia tra una miriade di stelle che sembrano facili da toccare;
L’affrontare la giornata con molta calma e pazienza, con ritmo lento e senza fretta;
L’euforia per una pioggia con i bambini tutti a giocare fuori e l’occasione per lavare l’auto;
Il sorriso e gli sguardi intensi ed espressivi di questi bambini, le loro urla di gioia per un semplicissimo saluto;
I bambini che giocano con i cerchi delle bici o a palla scalzi;
Il tempo che non si ferma mai ed è inevitabile trovare per strada gente che cammina a tutte le ore del giorno e della notte;
I canti ed il suono di tamburi al calar del sole provenienti da chissà quale luogo;
Le donne con gli abiti tradizionali multicolori;
L’ingegno degli uomini nel risolvere i problemi non avendo nulla;
L’euforia per aver avvistato un qualsivoglia animale;
Bere l’acqua da un pozzo, fare colazione nel bush;
Le strutture spartane o il dormire in tenda con gli animali attorno;
Gli animali, unici, liberi, maestosi e bellissimi;
Ma anche:
Il caos e l’anarchia più totale nei centri urbani;
Il mangiare o il dormire in una fermata perché oggi l’autobus non è passato;
Il “bar” con gli scaffali vuoti;
La difficoltà di spostamento, un servizio pubblico inaffidabile ed un servizio privato da affrontare con coraggio;
Gli insetti giganteschi, i serpenti velenosi ed i ragni pelosi;
Mille stranezze e contraddizioni;
Le continue privazioni e sopportazioni.
Tante facce di un unico volto. L’Africa dà e l’Africa toglie, qui si presenta il breve ciclo della vita.
La parola d’ordine è: Akuna matata, nessun problema.
Come guarire
Tornare, tornare e ancora tornare, questo è quello che ci vuole per sopravvivere a questo tormento, a questa separazione.
È si! È proprio amore, è un legame indissolubile.
Quando non sei più lì, ti manca, la nostalgia ti prende e la necessità di tornare è talmente grande che ogni occasione è buona.
Vivere come loro, dormine in una capanna, bere l’acqua del pozzo, lavarsi in un catino, mangiare senza posate: è un ritorno alle origini, un passato così lontano ma che dista solo poche ore di volo da noi.
Ringrazio internet, Google Heart, webcams, voli frequenti, facili collegamenti, amici, contatti e quant’altro che possa avvicinarmi in qualsiasi modo ed in qualsiasi momento a questo vuoto che viene ricolmato una volta posato il piede in quella terra, la culla della civiltà, che un po’ appartiene a tutti.
Il solo sapere di tornare è l’elisir di lunga vita: vivere, lavorare, risparmiare per poter tornare.
Cosa lascia un viaggio in Africa
Esperienza che insegna a non sprecare nulla: il tempo, così veloce; il cibo, così necessario; ed il denaro, così utile.
Vi auguro al più presto di poter condividere questi pensieri passando indimenticabili momenti in questo Paese.
Grazie Africa per tutto quello che mi hai insegnato!!!
Quindi: benvenuto Mal d’Africa!!!
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